Da tempo cercavo un po’ di tempo per parlare di nonni. Perché in un sondaggio fatto su instagram questo tema è stato il meno considerato mentre a mio avviso è un argomento di cui bisogna assolutamente parlare.
La vita frenetica dei nostri giorni, senza il grande aiuto dei nonni, sarebbe molto più difficile. Chi ha la fortuna di averne almeno uno vicino conosce il valore inestimabile in termini emotivi, pratici e rassicuranti che apporta.
Il rapporto che lega i nonni ai nipoti è ovviamente diverso da quello genitori/figli ma non per questo deve essere classificato meno importante. I nonni portano ai nipoti quella calma e quella tranquillità che noi genitori spesso non riusciamo a trasmettere. Il legame nonni/nipoti è qualcosa che entrambi alimentano con dedizione e amore.
I miei nonni erano speciali: il week end si stava da loro, a mangiare riso e latte, sofficini ma soprattutto gnocchi fatti in casa, Si correva nel parco, si tornava a casa sporchi dopo aver giocato nelle pozzanghere con mille altri bambini, con cani, gatti e nessuno si preoccupava che gli abiti fossero macchiati (c’era sempre un kit di vestiti per noi bambini di scorta nell’armadio…magari dei gran vintage ma sempre bellissimi).
Una volta mio nonno ci ha fatto fare il bagno nella fontana dei giardini Palestro a Milano…a febbraio, solo per la felicità di accontentare un nostro desiderio (mia madre era un po’ meno felice).
I miei nonni abitavano appena fuori milano, a San Felice, dove potevamo correre libere io e mia sorella insieme a nostro cugino e al suo sanbernardo Gedeone. Dormivamo tutti assieme con la borsa dell’acqua calda perché a volte si gelava. Ci sorbivamo la nonna che guardava “Sentieri” e spesso e volentieri prendevamo dei gran ceffoni se facevamo danni ( e ne facevamo tanti!). La domenica ci portavano in piazza del Duomo a dar da mangiare ai piccioni: per farlo mia zia mi prestava un cappello di lana e una sciarpa vecchissimi e io li amavo follemente. Stavamo delle ore fermi come spaventapasseri ricoperti di mais a farci becchettare da questi uccelli che ora vengono considerati i peggior portatori di malattie del mondo.
Le ricette di nonna erano impareggiabili. Ancora nessuno di noi riesce a fare il suo sugo al pomodoro o i suoi gnocchi, nonostante abbia deciso con riluttanza di cedere la ricetta. Ma forse quel gusto era merito del mezzo panetto di burro che metteva, insieme al mezzo litro di olio e ai pelati “obbligatoriamente” Cirio. A merenda mangiavamo Nutella rigorosamente con il cucchiaio e nessuno ci dava un timing per la TV anche perché alla ventesima interruzione pubblicitaria eravamo noi a romperci le scatole!
I miei nonni ci viziavano! Ma con l’affetto, non con i giochi. Da loro c’erano sempre le stesse favole che mia nonna Eva le sera ci leggeva mentre con il Viks Vaporub ci massaggiava il petto (anche se non avevamo la tosse!), ed io ricordo ancora con terrore quella in cui un principe deve trovare la principessa scegliendo tra tre figure coperte da un lenzuolo….un’ansia….non azzeccava mai, e via mostri, api, draghi!
Ci venivano a prendere a scuola con la merenda nel cestino (sempre merendine del mulino bianco) e non erano mai in ritardo. Erano sempre calmi e pronti a giocare con noi.
Mia nonna cercava, invano, di insegnarmi a lavorare all’uncinetto o a maglia: ma io sono sempre stata negata. Però ha preparato per tutti noi nipoti maglioncini in tutti i colori con piccolissimi bottoni di madreperla, in una lana profumata e morbida. Li conservo tutti ed ogni tanto li guardo pensando a quanto avrei voluto che lei avesse conosciuto i miei bambini….
Per mia nonna era vietato uscire di casa trasandati: sempre un filo di rossetto e del blush in crema sulle guance. La piega sempre in ordine e la borsetta di coccodrillo al braccio. Sempre un po’ di tacco e il “paltò” bordato di pelliccia. Mia nonna usava tre prodotti: latte Johnson per struccarsi, Nivea in barattolo per il viso e Vicks Vaporup. Il resto era merda ahahahah. Adorava mangiare caffèlatte e fette biscottate la sera ma a fine pranzo non mancavano mai le uvette sottospirito.
Mio nonno era un calciatore: ancora ammiro il suo ritratto con la maglia nerazzurra. Impazziva per noi. Era un amore tangibile, fatto di commozione, di abbracci e carezze. Lui era il nonno che con l’età iniziava a preoccuparsi se ci arrampicavamo troppo in alto, se ci sbucciavamo le ginocchia, se ci spingevamo giocando. Vestiva sempre in modo molto distinto. Ricordo le sue Clark’s color testa di moro e il Montgomery verde. La riga da una parte e la cravatta sempre ben annodata.
Ricordo che mia nonna, accarezzando la pancia di mia sorella incinta della sua seconda bambina, le ha sussurrato “ecco, la piccola Livia arriva e io me ne vado”.
E poi è andata. Lei, ultimo baluardo dei nostri nonni, che era diventata una piccola donna in termini di statura ma una donna gigante di cuore.
I miei figli hanno 4 nonni e siamo davvero fortunati. Sono nonni moderni, in gamba, sempre pronti a giocare e a farsi in quattro per i loro nipoti ma anche per noi. Loro sono un riferimento fondamentale per i miei figli. Sono un porto sicuro, sono l’occhiolino fatto di nascosto quando la mamma sgrida, sono i pranzi la domenica con “la pasta che fa bere” ma che amano alla follia. A casa dei miei genitori non ci sono giochi! Forse un vecchio passeggino, qualche bambola pitturata, dei vecchi cubotti Disney e i giocattoli del cane con cui i bambini si divertono un mondo.
Non ci sono cambi di vestiti quindi se ti sporchi ti infili la prima cosa che trovi! C’è una grande vasca dove i miei figli stanno delle ore e una TV gigantesca sempre accesa. La dispensa è piena di schifezze confezionate ma non manca mai la frutta per Tommi.
I miei genitori dono dei nonni speciali. Sanno dare il giusto peso alle cose e sanno vivere una vita molto più rilassata della mia, regalando così ai miei figli momenti unici in cui sono presenti al 100%, non come me che spesso mentre sto con loro faccio altre mille cose.
Ci tenevo a scrivere questo articolo un po’ perché troppo poco spesso ripenso ai miei nonni. Ed a loro devo tanto (anche a quelli da parte di papà), per avermi cercato di insegnare che la vita va presa in modo non troppo serio: con serietà ma senza troppe ansie. Che si può essere vestiti bene (torno al tema centrale dato che di abbigliamento bambini bisognerebbe parlare) spendendo poco, avendo il gusto di abbinare capi in maniera classica ma anche originale (ma questo insegnamento arriva più dal mio papà che in questo modo ha sempre lavorato); che le cose semplici sono le più buone da mangiare; che i giochi all’aria aperta prevedono sbucciature che guariscono con bacini ed un bel cerotto; che si può stare abbracciati ad ascoltare una favola sussurrata e sentirsi nel posto più sicuro del mondo.